UP! ECONOMIA - Udine, 16 marzo 2022
1. Fino a questo momento quali sono state le ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina sul sistema delle Pmi?
Le maggiori criticità, al momento, possono essere sintetizzate come segue:
- contratti in essere per i quali non sono prevedibili gli sviluppi;
- merci pronte per le spedizioni ferme nei magazzini, specie nel settore del legno-arredo;
- commesse in corso, per le quali sono state già sostenute significative spese difficilmente recuperabili sotto il profilo finanziario;
- rischi di cambio per i contratti in valuta;
- impossibilità di consegna della merce per il blocco dei maggiori porti commerciali ucraini e russi; chiusura degli uffici di armatori a Odessa; chiusura del porto di Novorossiysk in Russia (Caucaso) per tutti i traffici di quell’origine:
- impossibilità per le imprese di programmare l’attività futura in assenza di garanzie nella fornitura di materie prime e semilavorati;
- congelamento delle trattative commerciali in corso;
- mancati incassi a fronte di merci già consegnate in Ucraina “per causa di forza maggiore”;
- mancati incassi a fronte di merci già consegnate contro documenti in Russia per banche poste in black list.
2. Quali aspettative ha il sistema delle Pmi nei confronti del governo e delle istituzioni in questo momento di forte crisi anche sul versante dell'energia e dell'approvvigionamento delle materie prime?
Né il Friuli Venezia Giulia né l’Italia possono molto in questo stato di cose. Possono però far presente quali sono gli effetti di una prosecuzione delle ostilità e di una accentuazione delle misure sanzionatorie sulla nostra economia. In generale dall’osservatorio delle imprese associate sono emersi i seguenti aspetti:
- vi è una maggiore dipendenza dell’Italia rispetto alle altre “potenze economiche” del G7 e, quindi, una maggiore sensibilità sugli effetti delle sanzioni;
- bisogna distinguere i contraccolpi delle sanzioni applicate dagli effetti delle controsanzioni della Russia;
- non bisogna assumere acriticamente misure proposte o applicate da altre potenze, ma cercare di far sentire la voce italiana e di salvaguardare quanto più possibile gli interessi dell’economia nazionale.
In particolare l’effetto delle sanzioni si ripercuote principalmente sui Paesi europei e solo marginalmente sugli Stati Uniti, che in questo modo possono vincere facilmente la concorrenza europea e indebolirla sui mercati internazionali. Al momento la minaccia maggiore è rappresentata dall’insorgente stagflazione per cui si rischia di avere una stagnazione economica e un regresso nelle prospettive di ripresa, contestualmente a un aumento quasi incontrollato dei prezzi. A livello regionale si potrebbe solo pensare di attivare linee di credito, meglio se a tasso agevolato, con il concorso dei confidi per l’acquisto e la formazione di scorte di materie prime.
Rai 3 FVG - Udine, 21 marzo 2022
La guerra tra Russia e Ucraina ha effetti tangibili anche sul nostro territorio, le imprese stanno valutando contrazioni della produzione con conseguente ricorso all’integrazione salariale.
Per il Presidente di Confapi FVG Massimo Paniccia la situazione è estremamente fluida. Il conflitto in atto non consente di fare previsioni nel breve termine e le imprese sono costrette a scelte operative e strategiche che devono essere quotidianamente monitorate e riconsiderate.
I problemi che mettono a rischio la prosecuzione di molte attività imprenditoriali sono: la mancanza di materie prime, il caro energia, la volatilità dei prezzi e il blocco dei rapporti con i Paesi belligeranti. L’Italia è un paese trasformatore e privo di risorse, acquista le materie dai paesi terzi e le trasforma in prodotti finiti, ma questa trasformazione richiede disponibilità continua sia di materiali sia di energia. Questo processo esprime tutta la grandezza della nostra impresa manifatturiera ma anche la sua fragilità.
Dall’osservatorio di CONFAPI FVG emerge che le imprese associate sono impegnate nella ricerca di nuovi fornitori di materie prime e di energia in grado di garantire la continuità delle forniture. Più complicata, invece, è la situazione sul versante della stabilità dei prezzi. Qui siamo ancora in alto mare.
Le imprese nonostante dispongano di un buon portafoglio ordini, nazionale ed estero, sono nell’impossibilità di onorarli per eccessiva onerosità dei prezzi, non potendo lavorare a lungo in perdita.
Tale scenario impone l’impossibilità di garantire la normale produzione con ricorso, ove consentito dalla legge, ai trattamenti di integrazione salariale, all’utilizzo di ferie ovvero alla rimodulazione dei turni ed orari di lavoro.
Paniccia evidenzia che CONFAPI FVG è già intervenuta nelle sedi competenti, regionali e nazionali, per superare le difficoltà tecniche che impediscono il ricorso alla cassa integrazione ordinaria con causale legata al solo impatto del costo energetico, causale che - di per sé- non giustifica il ricorso agli ammortizzatori.
Su fronte degli appalti pubblici per Paniccia “occorrono urgenti modifiche alla normativa per adeguare in modo vincolante i prezzi delle materie prime ai valori di mercato, sia per i contratti già stipulati che per le gare ancora da bandire. Nello specifico, poi, per quanto riguarda gli appalti relativi a servizi e forniture è necessario introdurre disposizioni che salvaguardino retroattivamente i contratti e gli accordi quadro stipulati con l’amministrazione pubblica.
Senza misure risolutive il peso dei rincari continuerà a gravare solo sulle spalle delle imprese appaltatrici: i ristori riconosciuti finora, infatti, sono pari a meno della metà di quanto è stato pagato dalle imprese le quali, peraltro, a distanza di un anno non hanno ancora ricevuto i fondi.”
Tra le misure urgenti Paniccia segnala anche la necessità di prevedere un meccanismo obbligatorio di compensazione dei prezzi delle materie prime, semplice e automatico, con cadenza semestrale e valido fino alla fine del 2023 per tutti i contratti pubblici.
È altrettanto indispensabile integrare il paniere di tutte quelle voci finora non considerate e che sono di uso comune per tutte le forniture pubbliche.
Un tanto vale anche per i contratti già in corso, dovendo garantire che l’aggiornamento dei prezzari avvenga sulla base dei valori di mercato: mandare in gara opere sottocosto rischia di compromettere sia la possibilità di partecipazione delle imprese più serie e qualificate sia la garanzia del rispetto dei cronoprogrammi.
Senza questi correttivi nessuna impresa virtuosa sarà in grado di partecipare alle gare, con il rischio di rallentare se non di bloccare opere fondamentali per la crescita e lo sviluppo del Paese, vanificando la possibilità di utilizzare proficuamente le risorse messe a disposizione dalla UE.